L’intelligenza emotiva è la capacità di gestire le emozioni in maniera corretta.
Sebbene in molti ambiti si senta più spesso parlare di quoziente intellettivo, è quello emotivo che fa veramente la differenza nella vita personale e professionale di tutti noi.
Le emozioni, positive o negative che siano, hanno un potere enorme. Possono liberare una scarica di adrenalina e farci innestare quella marcia in più che ci porta al successo, ma possono anche paralizzarci e costituire un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi.
Sviluppare una buona intelligenza emotiva aiuta a dare il meglio di sé in qualsiasi occasione, a ragionare e prendere decisioni con lucidità anche nei momenti critici, e a comunicare e relazionarsi efficacemente con gli altri.
Scopriamo insieme di che cosa si tratta. Cos’è l’intelligenza emotiva e perché faremmo bene ad allenarla per vivere meglio?
Come nasce il concetto di intelligenza emotiva
Anno 1990. Peter Salovey era allora professore di psicologia presso la Yale University; John D. Mayer era un cosiddetto “postdoc”, un ricercatore post-dottorale. Insieme elaborarono il tema dell’intelligenza emotiva e lo illustrarono in numerose pubblicazioni.
Secondo la loro definizione, l’intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere ed elaborare le proprie emozioni e quelle degli altri e di usare queste informazioni per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni.
Un’abilità, questa, che prevede una particolare destrezza nel:
1. Riconoscere le emozioni, sia quelle che proviamo in prima persona, sia quelle degli altri.
2. Usare le emozioni in maniera corretta ed efficace, cioè saper controllare il nostro stato d’animo e il nostro pensiero, senza abbandonarci ad impulsi.
3. Comprendere le emozioni, capire da dove nascono e a cosa portano, vale a dire da quale situazione scaturiscono, quali azioni provocano e che effetti hanno quelle azioni su di noi e sulle persone che ci circondano.
4. Gestire le emozioni, controllare la loro forza travolgente con il ragionamento, trasformarla in qualcosa di positivo ed esprimerla in un comportamento atto a raggiungere obiettivi e risultati.
Da quel lontano 1990 il concetto di intelligenza emotiva di Salovey e Mayer è stato ripreso e sviluppato ulteriormente. A darne una nuova e personale interpretazione, come vedremo tra poco, è stato lo psicologo, scrittore e giornalista Daniel Goleman.
Per la cronaca, Peter Salovey è attualmente il 23° presidente della Yale University, mentre John D. Mayer è professore di psicologia alla University of New Hampshire.
È questione di consapevolezza
Nel 1995 lo psicologo americano Daniel Goleman pubblica il libro “Emotional Intelligence”, che espande il significato di intelligenza emotiva e catapulta l’autore in cima alla lista dei massimi esperti sul tema.
Il suo approccio pratico si focalizza sul nesso tra intelligenza emotiva e qualità della vita. Secondo Goleman, l’abilità di controllare le nostre emozioni e gestire in maniera appropriata il rapporto con le persone che ci circondano, sia in ambito privato che professionale, fa vivere meglio. Il concetto è cristallino: quando stai bene con te stesso e con gli altri è tutto più semplice.
Per riuscire in questa impresa serve un “potere speciale”: l’autoconsapevolezza. Se siamo in grado di comprendere quello che proviamo, possiamo guidare il nostro pensiero, le nostre emozioni e di conseguenza le nostre azioni.
L’autoconsapevolezza è costituita da due elementi, che equivalgono in un certo modo al “dire” e al “fare”:
– Consapevolezza di sé: sei in grado di guardare oggettivamente ai tuoi pregi e ai tuoi difetti?
Molte persone sono più brave a giudicare gli altri che a valutare in maniera obiettiva se stessi. Alcuni si sopravvalutano, altri si sottovalutano. Saper riconoscere le proprie qualità e accettare i propri limiti permette di attingere e sfruttare al meglio le risorse interiori essenziali per perseguire gli obiettivi e superare le sfide della vita.
– Gestione di sé: se hai consapevolezza di te, sei potenzialmente in grado di gestirti. Prendere atto dei mezzi a propria disposizione, permette di avere un pieno controllo e rende più facile adattarsi a situazioni e a persone diverse. Accogliere, anziché rinnegare le emozioni; analizzarle, anziché reagire d’impulso.
Ma, come sostenevano Salovey e Mayer, non basta focalizzarci su noi stessi. È importante anche relazionarsi con gli altri per stare bene, dunque dobbiamo considerare anche un altro tipo di consapevolezza che potremmo definire “sociale”:
– Consapevolezza degli altri: è la predisposizione a capire le altre persone, percepire quello che pensano e cosa provano. In una sola parola: empatia.
– Gestione dei rapporti con gli altri: avere consapevolezza degli altri migliora la qualità dei rapporti umani perché concede la possibilità di plasmare le nostre reazioni in base alla persona che abbiamo di fronte. Ovviamente non è possibile essere sempre in sintonia con tutti, o quanto meno non allo stesso modo. Ma possiamo essere più flessibili e trovare la chiave giusta per entrare in contatto con i nostri familiari, collaboratori e conoscenti.

Passare dalla teoria alla pratica non è mai così semplice. Lo stesso vale per il nesso consapevolezza e gestione.
Controllo e motivazione personale sono i due fattori essenziali per uscire da situazioni di difficoltà, cogliere occasioni, sfidare le paure e raggiungere il successo.
Saper interagire all’interno di un gruppo vuol dire intuire le emozioni degli altri e rispondere adeguatamente, comunicando in modo chiaro ed efficace per favorire un rapporto equilibrato e ottenere risultati utili da qualsiasi relazione.
Intelligenza emotiva: nel privato e sul lavoro
Sei stressato perché lavori duramente per ottenere una promozione ma il capo sembra preferire un tuo collega; dovresti prenotare una visita medica ma continui a rimandare perché hai paura dell’esito; litighi animosamente con il partner e dalla tua bocca escono parole di cui ti penti un secondo dopo.
Sono solo tre esempi di come la nostra quotidianità sia traboccante di emozioni. E a volte reagiamo con espressioni tipo “Che stress, non ce la faccio più!”, “Quest’ansia mi attanaglia” oppure “Ho perso il controllo, non volevo reagire così”, come se fossimo completamente posseduti dal turbamento e non avessimo alcun potere per cambiare il nostro stato d’animo.
Il risultato di qualsiasi evento, difficoltà, sfida o obiettivo è strettamente legato alle nostre emozioni e alla nostra abilità nel controllarle e trasformarle in motivazione.
Ci sono persone che hanno una bassissima intelligenza emotiva: sono totalmente focalizzate su se stesse e non hanno consapevolezza degli altri e dell’effetto che il loro comportamento riflette su coloro che li circondano. Roberto Re li definisce “imbecilli emozionali”, termine che trovo azzeccatissimo.
Nella vita privata, se siamo fortunati, riusciamo ad allontanarli; ma quando ce li ritroviamo sul posto di lavoro, lì sono dolori! Scommetto che ti è già venuto in mente almeno un collega con cui nè tu nè altri vi trovate bene.
Ti dico una cosa che ti consolerà: nell’attività professionale, l’intelligenza emotiva fa la differenza e conta quanto, se non più, del quoziente intellettivo.

Ci sono molti professionisti capaci ed esperti, ma non sono così numerosi quelli che sanno gestire le proprie emozioni e il rapporto con gli altri. Il tuo vantaggio è che, ora che hai scoperto cos’è e come funziona l’intelligenza emotiva, potrai trovare il modo di controllare l’istinto di prendere a pugni in faccia il mister o la miss “sono-tutto-io” di turno e usare la tua nuova consapevolezza per plasmare il rapporto a tuo favore.
Non ti senti ancora prontə? Vediamo insieme come allenare la tua intelligenza emotiva.
Come allenare la tua intelligenza emotiva
Tutti noi abbiamo un certo grado di intelligenza emotiva intrinseca, ma il nostro potenziale può aumentare con un po’ di perseveranza e costanza.
Per allenare la tua intelligenza emotiva, prova quotidianamente a concentrati su questi tre fattori:
1. Autoconsapevolezza
Fai attenzione al tuo stato d’animo. Domandati perché provi certe emozioni e da dove nascono. Definiscile con esattezza. Spesso tendiamo a generalizzare, capita anche a me di tanto in tanto; dico “Sono nervosa” quando in realtà sono arrabbiata oppure spaventata. Dare il giusto nome a ciò che provi ti aiuterà a prendere consapevolezza più velocemente dei tuoi sentimenti.
2. Autocontrollo e motivazione
Non reprime l’emozione ma accettala e ridimensionala. Dominala usando il ragionamento, la logica; non lasciare che diventi più grande di te, ma attribuiscile il giusto valore. La tua missione: riconquistare l’equilibrio interiore.
Le emozioni sono legate a determinati eventi e dunque sono momentanee. Se un colloquio di lavoro non è andato come speravi e sei molto deluso, non significa certo che non troverai mai più un nuovo lavoro; vuol dire semplicemente che quella non era l’occasione giusta.
Ricondurre l’emozione ad un avvenimento circoscritto ti farà sentire più forte e metterà in moto le risorse interiori che sai di avere; ritroverai la giusta motivazione e ti sentirai produttivo ed efficiente, pronto per superare qualsiasi difficoltà.
3. Empatia
Ascoltare gli altri non vuol dire sentire quello che dicono ma implica osservare e comprendere quello che comunicano, sia a parole che con il linguaggio del corpo. Vuol dire comprendere le emozioni, lo stato d’animo e i sentimenti della persona che ci sta di fronte, senza interpretare e giudicare secondo le nostre convinzioni.
Rivolgi questo tipo di attenzione a coloro che ti circondano e mettiti per un secondo nei loro panni prima di rispondere.

Non è facile, ma prova a seguire questi tre consigli per un po’. Vedrai che piano piano diventerai padrone dei tuoi sentimenti e ne trarrai beneficio.
Aumenta il tuo potenziale, afferma la tua leadership
Impossibile non provare emozioni.
Ci saranno sempre situazioni che ci faranno sentire arrabbiati, delusi, tristi, ansiosi, demoralizzati, sfiduciati e chi più ne ha più ne metta.
Il punto è che possiamo controllare la forza impetuosa di queste sensazioni e impedire che ci spazzino via, lontano dall’obiettivo che vogliamo raggiungere. Dovremmo usare quella stessa forza a nostro vantaggio.
Riuscire a “pensare” anche nelle circostanze più stressanti può trasformare un momento negativo in una ottima opportunità.
Allenando la tua intelligenza emotiva riuscirai ad affermare la tua leadership perché dimostrerai a te stesso e agli altri di avere il pieno controllo di qualsiasi situazione e di saper ragionare con lucidità anche nei momenti critici. Avrai meno problemi di comunicazione e riuscirai a gestire meglio i conflitti. La percezione che gli altri avranno di te sarà nettamente più positiva e tu avrai più fiducia in te stesso.
Ok, essere emotivamente intelligente non è sinonimo di ottimismo e non è nemmeno il segreto della felicità. Ma di certo aiuta a vivere meglio.